Napoli, la città nata dall’amore e morte di Parthenope, si mostra sempre diversa attraverso l’articolarsi delle sue infinite sfaccettature. Ineditamente dark per Giampiero Assumma, secondo la sua consueta visionarietà velata. Lirica ma affrancata dall’avvilente oleografia grazie alla profondità meditativa della sua bellezza per Gigi Viglione. In cerca di nuovi equilibri sociali nelle lucide indagini di Studio F64 (Paolo Cappelli & Maurizio Criscuolo). E ancora, ardita e onirica nei tagli e nelle prospettive di Lino Rusciano, rabdomante in cerca di accostamenti rivelatori per captare energie e verità sociologiche. Come l’attaccamento sanguigno al proprio Gennaro – protettore e santo ma anche familiare icona domestica rideclinata come operaio nella denuncia street di Jorit – testimoniato dalla photoreporter Roberta Basile. Simbolo di una città sempre più sotto gli occhi del mondo, nodo di emozioni e promesse. Esattamente come l’affacciarsi appena timido, ma foriero di grandi ascese, colto con la sua acuta sensibilità psicologica da Franco Castanò, nell’incedere di quel campione che per tutti sarebbe diventato semplicemente Diego.

